Oblio, IX, 36 saggi Anna Dolfi Giorgio Bassani e le leggi razziali. Rappresentare la storia tra memoria e testimonianza Scarica in pdf Quale rapporto esiste tra scrittura, autobiografia e memoria? Quale relazione tra invenzione e verità storica, tra necessità artistica e bisogno di essere fedele a un reale ineludibile che rende necessario il dovere della testimonianza? Come si configura l’impegno per un intellettuale che ha creduto fermamente alla dimensione ‘poetica’ e in qualche modo ‘assoluta’ dell’arte? È da queste domande che parte Anna Dolfi in questo saggio per riflettere sull’opera di uno dei narratori più importanti della terza generazione novecentesca, Giorgio Bassani, che ha posto al centro della sua narrativa e di gran parte della sua poesia un luogo deputato, Ferrara, negli anni delle leggi razziali e in quelli immediatamente vicini, e che ha avuto occasione di riflettere, anche tramite la lettura di Trockij, sulla logica del totalitarismo, e di dichiarare: “Un’umanità che dimenticasse Buchenwald, Auschwitz, Mauthausen, io non posso accettarla. Scrivo perché ci se ne ricordi”. What kind of relationship is there between writing, autobiography and memory? What kind of relationship is there between fiction and historical truth, between artistic necessity and the duty to bear witness? What could ‘commitment’ mean for an intellectual who firmly believes in the poetic and absolute dimension of art? In this essay Anna Dolfi tackles these issues examining the works of one of the most important narrators of the third generation of the 20th century, Giorgio Bassani. In particular, analyzing his representation of Ferrara in the years of racial laws and in post-war time, Dolfi dwells on Bassani’s reflection, mediated by Trockij, on the logic of totalitarianism and his view on literature after the Shoah: “I could not accept a humanity forgetting Buchenwald, Auschwitz, Mauthausen. I write to remember that”.