Osservatorio Bibliografico della Letteratura Italiana Otto-novecentesca

Oblio, IX, 36
saggi

Annachiara Biancardino


Echi della Tempesta: intertestualità shakespeariane nella letteratura contemporanea

La ricezione italiana del teatro shakespeariano ha conosciuto fasi alterne. Se nei primi decenni del Novecento l’attenzione della società letteraria era rivolta prevalentemente alle «grandi tragedie», a partire dagli anni Cinquanta anche frammenti dei romances risuonano nella lingua letteraria nostrana, in primo luogo attraverso la produzione poetica: Eugenio Montale, Mario Luzi e Giovanni Raboni richiamano esplicitamente versi della Tempesta nelle loro raccolte. Nella seconda metà del Novecento, in concomitanza con la riscoperta dell’ultima opera shakespeariana all’interno del panorama culturale postcoloniale, anche nella narrativa italiana compaiono i primi romanzi ispirati alla Tempesta: si tratta dell’Iguana di Anna Maria Ortese, una narrazione fiabesca in cui l’autrice rivisita in chiave anticolonialista e antispecista l’originaria trama shakespeariana, e della Tempesta di Emilio Tadini, una parodia postmoderna della commedia omonima. Il secolo XXI, infine, riporta l’attenzione sul romance attraverso due rifacimenti in prosa che, seppur profondamente distanti tra loro, possono entrambi collocarsi nell’ambito della ‘narrativa ibrida’: Vivere nella Tempesta di Nadia Fusini, una ‘riscrittura critica’ al confine tra produzione creativa e saggistica, e La tempesta di Sasà di Salvatore Striano, romanzo in cui convergono spunti autobiografici e intenti divulgativi. In conclusione, un’analisi comparativa dei testi in esame suggerisce che La Tempesta rappresenti per gli autori contemporanei una fonte di ispirazione di viva attualità: le ragioni sono da ricercare da un lato nella struttura polisemica dell’opera, che la rende un testo malleabile e adattabile a diverse reinterpretazioni autoriali, dall’altro nell’attualità sociale intrinseca negli elementi della trama (dal tema del naufragio a quello del rapporto tra ‘conquistatori’ e ‘nativi’).

The Italian reception of Shakespearean dramaturgy has experienced alternating phases. Though in the early decades of the XX century the literary society’s attention was mainly directed to the Shakespearean tragedies, starting from the Fifties fragments of romances also started to ring out in the Italian literary language, in the first place through the poems: Eugenio Montale, Mario Luzi and Giovanni Raboni explicitly refer to verses from The Tempest in their poetic collections. In the second half of the 20th century, concurrently with the rediscovery of the last Shakespearean comedy in postcolonial panorama, the first Italian rewritings in prose appeared: L’Iguana by Anna Maria Ortese, in which the authoress revisits in anti-colonial and anti-speciesist way the original plot of the drama, and La tempesta by Emilio Tadini, a postmodern parody of the homonymous Shakespearean comedy. In the 21st century, the attention started again on the romance through two ‘hybrid’ non fictions: Vivere nella Tempesta by Nadia Fusini, a critical rewriting on the border between fiction and essay, and La tempesta di Sasà by Salvatore Striano, a novel in which autobiographical ideas and informative intentions converge. Finally, a comparative analysis of the texts leads to conclusion that Shakespearean Tempest is today perceived by authors as a source of inspiration by lively relevance: the reasons are to be researched on one side in the polysemic structure of the drama, which makes it a malleable text, and on the other side in the social actuality intrinsic into the plot’s elements (from the shipwreck theme to the relationships between ‘conquerors’ and ‘natives’).

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