Osservatorio Bibliografico della Letteratura Italiana Otto-novecentesca

Stanislao Ferrazzi, Giacomo Leopardi, olio su tela 1897 ca. (Recanati, Casa Leopardi) e Nunes Vais, Aldo Palazzeschi, fotografia 1913 ca.
Stanislao Ferrazzi, Giacomo Leopardi, olio su tela 1897 ca. (Recanati, Casa Leopardi) e Nunes Vais, Aldo Palazzeschi, fotografia 1913 ca.
Oblio, XII, 46
saggi

Vincenzo Allegrini


Una lunga fedeltà deformante. Su Palazzeschi poeta e Leopardi (1905-1972)

Il saggio indaga l’influsso sotterraneo dei Canti nella poesia di Palazzeschi. Come si evince già dalle dichiarazioni del poeta toscano su I cavalli bianchi (1905) e poi ancor più chiaramente dalla Prefazione a Cuor mio (1968), quella di Leopardi è infatti una presenza costante nella produzione in versi di Aldo: un corpo a corpo che dura quasi sette decenni, dal 1905 al 1972 (anno di pubblicazione di Via delle cento stelle). L’articolo illustra dunque la personalissima reinterpretazione palazzeschiana – non solo e non sempre parodica – di topoi(la vista dalla finestra, il «suon dell’ora», la siepe-muricciolo e il colle, il pomo caduto, il dì di festa, la quiete dopo la tempesta, l’immobilità delle rive), di modalità discorsive, di tratti stilistici, di figure (la «vecchierella», il «vecchierel», il pastore errante, Giacomo stesso, le rose e le viole, la ginestra) e di temi (il tedio, il progressivo allontanamento dalla natura) tra i più cari al poeta dei Canti, e in particolare al poeta degli Idilli e dei Canti pisano-recanatesi, ai quali Palazzeschi torna con una lunga fedeltà “deformante”.

This essay deals with the hidden influence of the Canti on Palazzeschi’s poetic works. As Palazzeschi’s statements on The White Horses (1905) make clear, and even more so the Preface to Heart of mine (1968), Leopardi is a constant presence in Palazzeschi’s poetry. Indeed, Aldo’s attention to Leopardi lasts almost seventy years: from 1905 to 1972, when Street of a Hundred Stars was published. This paper retraces the sequence of references to the Canti – in particular, to the Idylls and the so-called Canti pisano-recanatesi, to which Palazzeschi returns with a long “distorting” fidelity. In so doing, I illustrate Palazzeschi’s personal re-interpretation of Leopardian topoi, stylistic features, themes and figures: the view from a window, the «sound of the hour», the hedge-wall and the hill, the fallen fruit, the festive day, the calm after the storm, tedium, the gradual estrangement from nature, the «old woman» and the «old man», the wandering shepherd, Giacomo himself, the roses and violets, and the broom.

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